Passa ai contenuti principali

Empirismo e Liberalismo (Locke)

 EMPIRISMO

L'empirismo è una corrente filosofica secondo cui la fonte della conoscenza è innanzitutto rappresentata dall’esperienza. 

La ragione dell’uomo è, difatti, limitata dal “materiale” che le forniscono i sensi (ciò che vedo, sento, tocco); in secondo luogo, ogni tesi, teoria, ipotesi per essere valida deve trovare conferma nel mondo esterno. 

L’uomo, dunque, non può conoscere ciò che va oltre la realtà di cui fa esperienza.
 

Da questo punto di partenza nasce il capolavoro di Locke Saggio sull’intelletto umano, atto a stabilire i confini entro cui può svilupparsi la conoscenza ed in che modo la ragione deve sempre essere guidata dall’esperienza.

Dunque non esiste un’idea di Dio innata o principi universali validi da sempre e per sempre.

Dopo aver recepito dall’esperienza le idee semplici e averle organizzate tra loro in idee complesse e generali, passiamo all’ultimo stadio: quello della conoscenza vera e propria. Per Locke quest’ultima si realizza nel constatare la concordanza o la discordanza di due idee.

La conoscenza può dirsi certa quando è raggiunta attraverso: 

  • l’intuizione: cioè quando realizzo in modo evidente la concordanza di due idee.  
  • la dimostrazione: consiste in un ragionamento, fondato su una catena di intuizioni collegate tra loro, volte a dimostrare la relazione di due idee che inizialmente sembrano molto lontane tra loro. 
  • a sensazione attuale: abbiamo la certezza che esiste una cosa esterna solamente quando ne facciamo esperienza diretta ed in quel momento. 

LIBERALISMO

Locke ha lasciato una grandissima impronta anche per quanto riguarda la politica.

Difatti, nei Due Trattati sul governo e nella Lettera sulla tolleranza il filosofo si fa paladino delle libertà degli uomini e del principio di tolleranza religiosa. 

Locke immagina un ipotetico stato di natura in cui tutti gli uomini vivono in una situazione di profonda uguaglianza di diritti, cioè ogni uomo gode del diritto alla libertà, alla vita e alla proprietà.

L’esercizio di questi diritti è limitato alla sua persona in quanto esiste una “legge di natura” (cioè la ragione) che «insegna a tutti gli uomini…che essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno deve danneggiare l’altro nella vita, nella salute, nella libertà e nella proprietà».  

La creazione dello stato civile

Secondo Locke la pacifica convivenza degli uomini potrebbe però trasformarsi in uno stato di guerra quando qualcuno con la forza potrebbe andare contro la legge di natura e violare i diritti altrui.

Per evitare questa situazione, gli uomini decidono quindi di creare uno stato civile che salvaguardi, attraverso le leggi, i diritti dei cittadini.

È dunque uno stato che nasce dal consenso e che si fa unicamente tutore della difesa della libertà dell’uomo.

I poteri dello Stato

Lo stato non può avere un potere assoluto perché non può esistere un uomo (un sovrano) che possa privare un altro uomo dei suoi diritti naturali.

La libertà, la proprietà e la vita sono diritti che non sono stati concessi dal sovrano e, quindi, non possono in alcun modo essere tolti.

Lo stato nasce da un accordo, un “contratto” tra i cittadini e tra questi e il sovrano.

Infatti, se quest’ultimo non rispetta la sua funzione (che è semplicemente quella di tutelare i diritti dei cittadini) e non si sottomette egli stesso alla legge e al diritto, i cittadini possono ribellarsi.

Lo stato non deve intervenire nelle questioni di fede. (libertà religiosa)

Il potere legislativo e quello esecutivo non devono mai essere affidati ad un’unica persona ma devono essere divisi, in modo da potersi controllare reciprocamente.

Per questa visione dello Stato come esclusivo garante, attraverso le leggi, dei diritti dei cittadini, Locke è considerato il padre del liberalismo.

 

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Thomas Hobbes

THOMAS HOBBES

TELESIO E RINASCIMENTO

 TELESIO

Willhelm Leibniz

Willhelm Leibniz